Gli adolescenti hanno un rapporto simbiotico con la rete, la usano, si fanno usare, per scopi e bisogni che travalicano i confini del web. La rete diventa un mezzo per rinforzare la loro identità. Si tratta di un uso erroneo che ci segnala che quel ragazzo ha delle fragilità che vanno gestite, e lui ha imparato a farlo usando il web, le chat, il blue whale, il cutting, i gruppi proana, ecc. Si è adoperato come ha potuto, da solo. Non ha coinvolto i genitori, gli adulti. In questi casi problematici non possiamo aspettarci che sia il ragazzo a venire da noi per parlarci dei suoi problemi, delle sue insicurezze. In quanto adulti, dobbiamo essere noi capaci di cogliere certi segnali di rischio e intervenire. L’intervento principale è sicuramente la comunicazione, la relazione, il contatto con i nostri figli.
Osservare i ragazzi, come si comportano, se fanno qualcosa di insolito, se parlano meno, se la notte stanno svegli, se passano troppo tempo in casa e da soli, lontano dagli amici. Ecco penso che guardare e cogliere certe note dissonanti debba spingere un genitore a parlare con il proprio figlio, a metterlo a proprio agio per capire cosa succeda, se c’è qualcosa che non sta funzionando. Preparare il contesto per dare la possibilità ai ragazzi di chiederci aiuto.
E’ utile spiegare anche le proprie preoccupazioni, senza rimproveri e giudizi ma ponendosi come il genitore a cui sta a cuore la salute e la felicità del proprio figlio.
Mi rendo conto che a volte comunicare con un figlio adolescente non sia facile: sono sfuggenti, oppositivi, rabbiosi, gelosi della propria intimità. Questo però non vuol dire che non abbiano bisogno di una guida, di qualcuno che li rassicuri e li protegga. Si comportano da adulti ma non lo sono ancora.
Inoltre, bisogna informarsi e informarli sui rischi del web. Il rischio di essere adescati, ingannati, sfruttati, manipolati. Troppo facilmente i ragazzi (e non solo loro) si mettono a nudo nel web senza alcuna forma di protezione della loro persona e della loro immagine, e noi adulti abbiamo il dovere di proteggerli attraverso l’informazione. Siamo molto bravi a metterli in guardia dagli sconosciuti, dalle droghe ma molto meno rispetto al mondo virtuale che oggi può rappresentare una fonte di rischio enorme. Non significa proibire questo strumento, ma insegnare loro ad usarlo nel modo corretto.
A questo proposito vi condivido un’intervista pubblicata sul sito del Minotauro del dott. Lancini.
Blue Whale, lo psicologo ai genitori: “Parlatene con i figli”