La paura di non essere all’altezza

Tecnicamente la si definisce ansia sociale, un tipo di angoscia che colpisce le persone che provano un profondo senso di inadeguatezza quando si trovano in mezzo agli altri. Qualsiasi rapporto con un’altra persona scatena sentimenti di vergogna, paura di essere umiliati, giudicati incapaci. Questi sentimenti sono talmente intensi da costringere la persona ad una vita ritirata e povera dal punto di vista delle relazioni sociali.

È un disturbo poco considerato, perché spesso le persone che ne soffrono lo considerano come un tratto del carattere, una forma di timidezza verso cui non c’è molto da fare. Si rivolgono ad un terapeuta solo quando i livelli di ansia (che provano in contesti sociali come scuola, lavoro, amicizie) sono talmente intensi da diventare ingestibili. Sono convinti di soffrire di attacchi di panico, depressione, abuso di sostanze ma raramente collegano questi disturbi alle difficoltà di relazione con le altre persone, o con il profondo senso di inadeguatezza che provano verso loro stessi. Sono persone taciturne, riservate, timide; per loro il problema reale è l’ansia. In realtà, l’ansia è solo una conseguenza,  un sintomo non la causa del loro disagio. 

 

LA CURA

Solo una piccola percentuale di persone che soffrono di ansia sociale avanza una richiesta di cura, e in genere lo fa per un disturbo collegato: attacchi di ansia, depressione, abuso di sostanze. Raramente c’è consapevolezza di soffrire di ansia sociale.

La cura consiste in una psicoterapia individuale basata sulla capacità di mentalizzazione, ovvero di riconoscere che nella propria mente albergano queste convinzioni negative su se stessi, ma che non necessariamente gli altri condividono. Gli altri ci guardano e ci considerano in base a loro parametri e giudizi che non sempre coincidono con i nostri. Prendere consapevolezza di questo (ognuno riflette e giudica in modo differente, ognuno ha una mente differente) è un punto essenziale della terapia. La mente dell’altro non è equivalente alla nostra.

Quando ci si trova in situazioni sociali stressanti, si tende a pensare che l’altro pensi come noi, che si renda conto delle nostre debolezze e inadeguatezze, come se diventassimo trasparenti. Questo scatena l’ansia e il comportamento di fuga dalla situazione ansiogena. È un meccanismo automatico, che può essere scardinato lavorando, in terapia, sul concetto che ognuno di noi ha una mente differente,  perché riflette la propria personale storia di vita.

Un’altra caratteristica di coloro che soffrono di ansia sociale è la convinzione che per superare le loro difficoltà occorra essere perfettise sono perfetto nessuno potrà giudicarmi negativamente”. La perfezione non esiste, e ambire a questa convinzione effimera espone a grandi frustrazioni che amplificano l’ansia sociale.

Il lavoro da fare è sull’accettazione di sé, imparare ad essere più buoni con se stessi e meno autocritici, imparare ad accettarsi e a volersi bene grazie all’esperienza di accettazione incondizionata che la relazione terapeutica propone.

Tutti abbiamo dei limiti, lo scopo della terapia non è eliminarli per essere perfetti ma accettarli.

CARATTERISTICHE

L’ansia sociale è un disturbo che ha radici nell’infanzia delle persone. Ricostruendo le storie di chi ne soffre, troviamo esempi di bambini isolati, che hanno difficoltà scolastiche, estremamente timidi. si tratta di un problema serio che compromette la possibilità di avere una vita normale. Ci si sente sempre sotto esame, giudicati e valutati per qualsiasi cosa. E il responso che si immagina è sempre negativo: Non si è mai abbastanza, ci si vergogna perché non si è all’altezza degli altri. La vergogna è il sentimento che accompagna e definisce questo stato, che può manifestarsi con tutta una serie di sintomi somatici molto simili agli attacchi di panico (sudorazione, tachicardia, respiro corto).

Una crisi viene scatenata dal trovarsi in ambienti non familiari, che aprono alla paura del giudizio e al senso di inferiortà. Per questo, chi ne soffre, preferisce ridurre le situazioni di socializzazione, soprattutto quando coinvolgono persone e contesti nuovi, per ritirarsi nel nido sicuro, conosciuto e rassicurante.

Le persone che NE soffrono hanno un livello più basso di scolarizzazione, lavori poco qalificati e spesso non hanno unarelazone affettiva, tutto questo a causa della difficoltà ad affrontare gli studi, prove e  colloqui di lavoro, l’approccio con un partner. È un disturbo che incide notevolmente e in modo negativo sulla qualità di vita.

DA DOVE ORIGINA?

Dicevo che è un disturbo che ha le sue radici nell’infanzia, una fase particolarmente importante nella vita e nella costruzione della personalità, in cui è fondamentale ricevere amore e raasicurazione da parte dei genitori, come base per l’autostima che si svilupperà in futuro. Una famiglia serena aiuta il bambino a sviluppare le capacità per superare gli eventi difficili e di stress, invece un disagio familiare può portare a sviluppare un attaccamento insicuro e quel bambino potrebbe crescere con la convinzione di non meritare niente di buono perché non possiede niente di buono. Si vergogna di com’è, e pensa che nessuno potrà mai accettarlo per quello che è.

La vita diventa un esame continuo. I bambini più a rischio sono quelli che sono cresciuti in un ambiente familiare instabile, in cui non si è ricevuto il necessario supporto genitoriale

Queste persone si sentono dempre in difetto, sbagliate e pensano che gli altri si rendano conto di come sono, che vedano i loro difetti, e che per tale motivo li giudichino negativamente come incapaci.

L’ansia sociale spesso si presenta insieme ad altri disturbi, come la depressione e altre forme di fobia o ansia. È importante sottolineare che spesso tra gli adolescenti, e i giovani adulti, il consumo di alcol e droghe può costituire una forma di autocura, un mezzo per superare l’ansia e la paura del giudizio degli altri. In questo modo ci si espone, però, al rischio di sviluppare forme di abuso e dipendenza da sostanze.

Non bisogna dimenticare che viviamo in una società in cui le performance sono fondamentali: ci si aspetta che l’altro sia sempre pronto a superare gli imprevisti, che dia delle buone prestazioni a lavoro e a scuola, che sia intraprendente nei rapporti sociali. Tutto questo amplifica il sentimento di non essere all’altezza di coloro che soffrono di ansia sociale, che, quindi, si sentono sempre più diversi dagli altri, confermando il giudizio negativo che hanno di loro stessi.

E’ importante intervenire precocemente, già da bambini, quando si colgono segnali di timidezza eccessivi, e lavorare in terapia per mitigare il senso di vergogna verso se stessi, per aumentare l’accettazione di sè, annullando le convinzioni disfunzionali che opprimono la mente di questi bambini, adolescenti e adulti.

 

Bibliografia

  • rivista “Mind- Mente e cervello”

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